domenica 27 settembre 2009
BayWatch a Roma
Michael Jordan, Gatorade e...(quasi) 15mila bottiglie
Saracinesca "amplificata"
sabato 26 settembre 2009
venerdì 25 settembre 2009
giovedì 24 settembre 2009
mercoledì 23 settembre 2009
martedì 22 settembre 2009
Ramadan, aggredita la Santanché
Daniela Santanchè, leader del Movimento per l'Italia, è stata aggredita e colpita con un pugno mentre manifestava, davanti alla fabbrica del vapore, contro l'ingresso delle donne in burqa che andavano a festeggiare la fine del Ramadan. La polizia in assetto anti sommossa è intervenuta per identificare l'aggressore. Al momento non è chiaro se la Santanché abbia riportato ferite di rilievo durante l'aggressione.
La Santanché, impegnata da tempo in una battaglia per l'integrazione e contro il fondamentalismo islamico, era giunta stamane sul luogo dell'evento con l'intento di vietare l'ingresso delle donne in burqa. Già nei giorni scorsi la leader del Movimento per l'Italia aveva lanciato un appello contro l'uso del burqa come atto di solidarietà e testimonianza per la tragica fine della giovane Sanaa, uccisa dal padre per la sua relazione con un ragazzo italiano.
Prima dei tafferugli aveva detto ai giornalisti: "La legge italiana vieta che si giri con il volto coperto e va rispettata. Non ce l'ho con queste povere donne ma con chi le manda e le soggioga. Il burqa è un'umiliazione per le donne". "Non a caso anche in Francia - ha proseguito la Santanché - stanno approvando una legge per impedirne l'uso. Il burqa è come l'infibulazione perché sono strumenti per annullare la sua identità più profonda".
L'ex paralamentare ha scelto di protestare contro il volto coperto delle donne musulmane chiedendo il rispetto della legge 152 del 1975 che vieta di nascondere la testa. "Verso le 9 mi hanno aggredita - ha spiegato - e mi hanno detto che sono una puttana, che domani sarò morta, che faccio schifo. Ma chi mi ha colpito, mi hanno spiegato le forze dell'ordine, è stato individuato. Un altro voleva usare contro di me un cartello stradale divelto". La Santanché è riuscita a entrare alla festa affermando che "qui siamo in Italia e non in un califfato".
lunedì 21 settembre 2009
domenica 20 settembre 2009
Parà uccisi, rientrate le salme
10.17 - Corteo funebre lascia Ciampino. I sei carri funebri con a bordo le salme dei parà uccisi hanno lasciato l'aeroporto di Ciampino, diretti all'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Roma, dove saranno svolti gli accertamenti necroscopici sulle vittime.
10.00 - L'applauso commosso dei parenti. Un applauso discreto ha accompagnato le salme dei sei paracadutisti uccisi a Kabul fino ai carri funebri che li trasporteranno all'Istituto di medicina legale. Le bare, portate a spalla da sei paracadutisti erano seguite da un militare con un cuscino con sopra il basco amaranto, le varie decorazioni.
10.00 - "Morti da eroi". E' folta la rappresentanza dei berretti amaranto della Folgore all'aeroporto di Ciampino per rendere omaggio ai feretri dei sei compagni arrivati da Kabul. Tra di loro, il sergente maggiore Gianluca Spina, tornato solo una settimana fa da Kabul. "Io - racconta Spina - ero molto amico del capitano Antonio Fortunato. Lui è un eroe, morto per la Patria, ha dato la vita per qualcosa in cui credeva, è morto per tutti gli italiani". "Andremo avanti nel nostro lavoro con ancora maggiore convinzione, per rendere onore al suo ricordo", ha aggiunto.
09.58 - Benedette le salme. L'Ordinario militare per l'Italia, monsignor Vincenzo Pelvi, ha benedetto le salme dei sei parà uccisi: è stato questo il primo atto delle breve cerimonia che è in corso a Ciampino. Dopo l'omaggio del capo dello Stato, e' stato intonato il Silenzio e il picchetto schierato a Ciampino ha reso onore ai caduti.
09.56 - L'omaggio di Napolitano. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha reso omaggio alle salme dei sei parà uccisi giovedì a Kabul, da poco giunti all'aeroporto militare di Ciampino. Su ciascuna bara il presidente ha poggiato la mano destra, inchinandosi. Il capo dello Stato si è poi soffermato nuovamente per alcuni istanti in silenzio e a capo chino davanti alle sei bare.
09.50 - Vertici dello Stato. Oltre a Napolitano ad accogliere i feretri anche il presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, quello dell'Applicazione del programma di governo Roberto Calderoli, il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, il sindaco di Roma Gianni Alemmano e i vertici militari.
09.47 - Onori militari. I feriti dei sei parà, avvolti nel tricolore, sono stati sbarcati dal C-130 e sono ora sulla pista dell'aeroporto di Ciampino dove vengono resi loro gli onori militari.
09.40 - Basco amaranto. Tra i parenti dei sei paracadutisti uccisi c'è anche Simone Francesco, di due anni, figlio del sergente maggiore Roberto Valente. Il piccolo è in braccio alla madre e indossa il basco amaranto della Folgore. All'aeroporto militare di Ciampino, dove è appena atterrato il C-130 proveniente dal'Afghanistan, sono numerosi i familiari delle vittime che attendono che dal velivolo scendano i feretri. In un'area dell'aeroporto sono gia' sistemati i sei carri funebri che trasporteranno le bare all'Istituto di medicina legale dove verrà effettuata l'autopsia.
09.38 - Rientrati in Italia le salme. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le altre più alte cariche dello Stato e i familiari delle sei vittime sono sulla pista dell'aeroporto di Ciampino dove è appena atterrato il C-130 con a bordo le salme dei parà morti giovedi scorso a Kabul.
lunedì 14 settembre 2009
domenica 13 settembre 2009
incidente a Milano: morti 2 giovani
Due giovani, di 26 e 25 anni, sono morti sabato notte a Milano finendo contro un platano a bordo della loro Audi TT coupè. Il terribile schianto è avvenuto in via Diomede, in zona San Siro. I due occupanti dell'auto sono morti carbonizzati e solo domenica mattina gli agenti della polizia locale sono riusciti ad identificarli. La causa dell'incidente è da attribuirsi quasi certamente all'alta velocità.
Le vittime, entrambi di Bollate, sono Mario R., 26 anni e Cristian C., 25. Dopo l'impatto contro l'albero d'alto fusto la vettura si è incendiata e i due giovani sono morti carbonizzati. L'incidente, nella ricostruzione dei vigili urbani, è accaduto in prossimità di una curva. Sul corpo delle vittime sara' eseguita l'autopsia.
mercoledì 9 settembre 2009
Iran, in 300 firmano appello per scarcerazione giornalisti
La lettera aperta, pubblicata sul sito del maggiore partito riformista Mosharekat ieri sera, è stata pubblicata una settimana dopo che Abbas Jafari-Dolatabadi ha preso il posto di Saeed Mortazavi come procuratore capo della capitale iraniana.
Mortazavi, che è stato poi nominato vice procuratore generale, ha giocato un ruolo chiave nei processi di massa cominciati il mese scorso nei confronti di oltre 100 riformisti, attivisti e giornalisti accusati di aver fomentato le proteste dell'opposizione dopo le contestate elezioni di giugno.
I moderati lo accusano di aver chiuso le pubblicazioni critiche nei confronti del governo durante i suoi sei anni da procuratore di Teheran, inclusa la chiusura il mese scorso del quotidiano Etemad-e Melli del candidato presidenziale sconfitto Mehdi Karoubi.
"Sfortunatamente l'approccio dell'ufficio del procuratore di Teheran verso la stampa e i media era basato sulla sfiducia... che ha causato la chiusura di molte pubblicazioni e l'arresto di molti giornalisti", si legge nella lettera.
"Ci si aspetta che ci siano cambiamenti essenziali nell'attitudine dell'ufficio del procuratore durante il suo mandato".
La lettera a Jafari-Dolatabadi aggiunge che la "chiusura irresponsabile" delle pubblicazioni ha messo il lavoro dei giornalisti in pericolo.
"L'arresto di giornalisti non è giustificato nelle circostanze attuali nel paese e non ha basi legali...pertanto i firmatari di questa lettera chiedono il rilascio incondizionato di tutti i giornalisti".
La lettera non fornisce il numero dei giornalisti arrestati, ma uno dei firmatari, Mashallah Shamsolvaezin, ha detto a Reuters che 38 giornalisti sono al momento detenuti in Iran.
martedì 8 settembre 2009
lunedì 7 settembre 2009
domenica 6 settembre 2009
Roma, accoltella donna e si suicida
Un uomo si è gettato dal sesto piano di un'abitazione dopo aver accoltellato all'addome una donna. E' successo la scorsa notte nel quartiere Labaro, nell'appartamento in cui si trovava la coppia. Nell'appartamento, oltre alla donna ferita e deceduta pochi minuti dopo l'aggressione, i vigili del fuoco hanno trovato anche un principio di incendio. L'uomo è morto schiantandosi su un'auto parcheggiata.
Forse una lite per gelosia o legata a fatti ancora da chiarire ha portato l'uomo a compiere il gesto. Gli inquirenti indagano sullo stato dei rapporti tra i due protagonisti della tragedia.
Un morto anche nel Comasco
Un morto, due feriti e una donna colta da malore. Questo il tremendo bilancio di una lite famigliare per vecchi rancori ha visto contrapporsi due cognati in frazione Brigata di Laino, unpiccolo paese di montagna della Valle Intelvi (Como). La furiosa lite e' avvenuta in una abitazione situata in un vecchio podere. Ancora da chiarire esattamente la dinamica e i motivi.
La vittima si chiama Giuseppe Zingaro, 55 anni, idraulico di professione e morto praticamente sul colpo. Ricoverato in condizioni gravissime, invece, il cognato Mauro Galli, un anno piu' giovane, boscaiolo. Ricoverato all'ospedale Sant'Anna viene sottoposto in questi minuti a intervento chirurgico e piantonato dai carabinieri. Le sue condizioni vengono, tuttavia, definite disperate. La moglie di Zingaro, sorella di Mauro, e' intervenuta per dividerli rimanendo anch'ella ferita alla testa e portata in ospedale per le cure del caso. Lei non sarebbe in pericolo di vita.
Alla scena ha assistito l'anziana madre del boscaiolo che si è sentita male. Sotto shock è stata accompagnata in ospedale. Sul posto, oltre ai soccorritori del 118 anche i carabinieri della Compagnia di Menaggio. Del caso se ne occupa il sostituto Maria Vittoria Isella della Procura di Como.
Incidente a Roma, morte due ragazze
Gravissimo incidente stradale all'alba di stamane a Roma. Due ragazze sono morte e altri tre giovani - due ragazzi e una ragazza - sono rimasti feriti in uno schianto che si è verificato in piazza dei Tribunali. Una macchina, probabilmente per l'alta velocità, si è scontrata con un'altra vettura, per poi cappottarsi più volte, coinvolgendo altri veicoli. I due ragazzi non sarebbero in gravi condizioni, la giovane è invece in rianimazione.
In un primo momento i vigikli avavano parlato di tre vittime, poi la smentita. La ragazze decedute nell'incidente di piazza dei Tribunali sono due: una è stata portata all'ospedale San Camillo e l'altra al Santo Spirito, dove sono morte. La terza ragazza è ricoverata al Santo Spirito nel reparto di rianimazione in gravissime condizioni.
Avere e non avere
C'è una perdita di senso, di scopo complessivo. Siamo panni lavati e rilavati in una lavatrice con il programma impazzito. L'informazione e la pubblicità, una volta separate, si sono unite, compenetrate in una forma oscena che è ovunque, che giustifica tutto. La distruzione del pianeta, la cancellazione del tempo (nessuno ha più tempo..), la perdita di significato, la mancanza di valori al di fuori di quelli economici. Abbiamo allungato la vita per non poterla vivere, siamo troppo occupati a produrre. Avere, siamo drogati dall'avere, lavoriamo per avere. Abbiamo trasformato il mondo e noi stessi in un PIL, in prodotti a scadenza. Abbiamo tutto, ma non abbiamo più nulla.
In una società basata sulla produzione in quanto tale, a qualunque prezzo, chi perde il lavoro è una zavorra. E' fuori dai giochi. Per sopravvivere è necessario lavorare, fare qualunque lavoro. Il progresso è lavoro, il futuro è lavoro. Il progresso, invece, dovrebbe essere la diminuzione del lavoro. L'eliminazione del lavoro inutile. Lavoro per tutti, solo se utile e in modica quantità.
La dannazione del lavoro ha il suo "altro", il suo specchio, nei parassiti sociali. Quelli che, grazie al lavoro inutile degli altri, non lavorano. Sono dei divoratori di risorse umane e ambientali. Non hanno un lavoro vero e proprio, ma manipolano e posseggono il denaro, quantità spesso enormi di denaro. Sono gli addetti alla leva della ruota in cui girano, inconsapevoli, i lavoratori. La diseguaglianza sociale rende obbligatorio il lavoro inutile. La solidarietà sociale e una equa distribuzione dei beni cancellerebbe ogni produzione fine a sé stessa e i parassiti economici.. Che senso ha avere, nello stesso Paese, l'Italia ad esempio, milioni di persone sotto la soglia di povertà, milioni di disoccupati e centinaia di migliaia di persone ricche a dismisura? Cosa vuol dire "vivere" nello stesso Paese per gli evasori e per i precari? La povertà è la materia prima del consenso dei regimi. Vanno stabilite una soglia di ricchezza e una soglia di povertà, entrambe da non superare. Avere e non avere.
DIFFERENZA DONNA UOMO (NELLA DOCCIA) DA RIDERE!!!!!!
DIFFERENZA DONNA UOMO (NELLA DOCCIA) DA RIDERE!!!!!!
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